Il progetto ha come scopo quello di ridurre i flussi di emigrazione di studenti dal meridione verso il centro e il Nord dell’Italia, che ogni anno fa immatricolare circa 30.000 studenti meridionali lontano da casa. Questo fenomeno, oltre che privare il Mezzogiorno del capitale umano fondamentale per far crescere il territorio, porta con sé un flusso stimato di risorse pari a 1 miliardo di euro l’anno (spese di soggiorno, tasse…). Riuscire a rendere più facile e conveniente l’istruzione terziaria al Sud porterebbe probabilmente a un aumento della popolazione laureata, che nel 2020 vede ancora l’Italia nella parte bassa della classifica europea.
Delimitato il campo all’interno del quale potevamo avere influenza, abbiamo scartato delle idee e ne abbiamo sviluppato delle altre:
- Maggiore disponibilità economica per gli atenei meridionali
- Maggiore copertura delle borse di studio e omogeneità nella distribuzione nazionale
- Aumento della qualità dell’offerta formativa
- Prospettive lavorative
Le proposte scelte e portate avanti hanno reso la nostra opera un misto di innovazione e riforma. Il primo capitolo l’innovazione la porta nel titolo: il piano #SudInnova prevede ingenti investimenti pubblici e privati insieme, in un arco temporale di 10 anni, progettati in partenariato dalle università e le imprese per lo sviluppo del territorio. Le università e gli studenti mettono in pratica le conoscenze apprese durante gli studi, le imprese hanno la possibilità di investire per risolvere i problemi locali e ne traggono profitto per un periodo di tempo determinato. La simulazione stocastica effettuata (il testo nell’appendice 1 del report in allegato) mostra che il progetto inizierebbe ad avere risultati apprezzabili dopo 10-12 anni, produrrebbe una crescita degna di nota a partire dai 18 anni. La seconda proposta nasce per risolvere la disparità di disponibilità di borse di studio per gli studenti universitari meritevoli. Guidati dalla convinzione che non ci debbano essere distinzioni territoriali nel diritto allo studio, abbiamo lavorato per una centralizzazione statale dell’erogazione del servizio. Questo comporta sicuramente il trattenimento a livello centrale di risorse attribuite attualmente alle regioni, e una graduatoria che non contenga tra le variabili la provenienza geografica. La terza proposta ha come scopo favorire la mobilità di professori e ricercatori, e il meccanismo a cui abbiamo pensato è prettamente economico e non di difficile attuazione. Per concludere, la quarta proposta ambiziosa quasi quanto la prima: l’obiettivo era quello di rendere più competitive le università, rendendole capaci di investire più risorse in una direzione precisa per migliorare qualità e servizi. Come fare? La nostra proposta vuole promuovere la federalizzazione del sistema universitario in macro aree, evitando sovrapposizioni sterili e concentrando le qualità in un unico ente. Prendendo ispirazione dal modello della University of California, l’idea è che le diverse università, seppur formalmente autonome, facciano riferimento a un unico Direttivo che abbia pieno potere decisionale su determinati ambiti. Riassumendo in breve, si può dire che, all’interno della nuova struttura, tutti gli atenei contribuiscono in egual misura all’elezione di un direttore esterno. Anche in questo caso, vi invitiamo a dare uno sguardo al testo per maggiori dettagli esplicativi.
Le proposte “forti” sono quelle elencate fino ad ora. Ma il periodo di lavoro è stato lungo, e oltre agli esperimenti bocciati, altri sono stati sviluppati ma considerati meno efficaci e solo consecutivi alla realizzazione dei primi quattro punti. Quel che possiamo dire, è che ogni singola idea condivisa dal gruppo è stata frutto di dialogo, di lavoro di gruppo e ore di studio. L’esperienza è stata difatti molto impegnativa, ha richiesto molto tempo nella lettura e nello studio di libri, documenti e approfondimenti, e ci ha impegnato le mattine delle domeniche estive con videochiamate di aggiornamento e collaborazione. In questo riconosciamo il fondamentale compito che ha svolto la figura del nostro tutor Giliberto Capano, disponibilissimo a partecipare alle chiamate, a fornirci il materiale, ad aiutarci a sviluppare le nostre idee senza risparmiarsi qualche imprescindibile “no”. È stata proprio la ricerca continua della perfezione che, per quanto utopica, ci ha motivato ad approfondire i temi fino all’ultimo giorno disponibile, e non neghiamo che, guardando il lavoro che abbiamo realizzato, siamo molto soddisfatti.
Da questa attività portiamo a casa tanta esperienza. Ci ha sicuramente insegnato a collaborare con persone conosciute sul momento su argomenti di cui conoscevamo poco, a lavorare giorno dopo giorno per rendere le nostre idee concrete. La diversa “provenienza culturale” (3 persone da ambiti politico-sociali diversi, un ingegnere, un fisico, uno da ambito musicale) ci ha permesso di osservare tutti i nostri progressi da punti di vista diversi e complementari, dando delle fondamenta più solide alla nostra opera: sarebbe probabilmente stato impossibile riuscire a raggiungere gli stessi traguardi senza i contributi specialistici di ognuno.
Ripensando alla prima riunione conoscitiva del 12 luglio, vedere come da una raccolta spontanea di idee si sia passati alla consegna di un lavoro di più di 74mila caratteri 2 mesi dopo, ci rende orgogliosi, felici e molto più consapevoli delle nostre capacità.
Per leggere il testo integrale e la presentazione della proposta cliccare su: report e sulla presentazione