Secondo i dati riportati dal Ministero dell’Interno, i reati commessi in Italia lo scorso marzo sono un terzo di quelli registrati nello stesso mese nel 2019. La chiusura degli esercizi commerciali non essenziali – compresi sale giochi e centri scommesse – e le limitazioni agli spostamenti di persone fisiche, incluse consumatori di stupefacenti e clienti della prostituzione, potrebbero far pensare a un primo indebolimento delle attività illegali cui la criminalità organizzata ricorre usualmente. La pandemia pone in realtà condizioni ideali per il rafforzamento delle mafie, aumentandone sia le possibilità di guadagno sia le capacità d’infiltrazione e di controllo sociale. Per capire quali sono i meccanismi in funzione appare innanzitutto necessaria una distinzione in “fasi”. Allo scoppio dell’emergenza, il dibattito pubblico, i media, e la stessa azione istituzionale-amministrativa sono tutti orientati alla gestione dei nuovi affari urgenti. È in questo momento che le mafie cercano di sostituirsi allo Stato, sfruttando i propri “vantaggi competitivi”. Successivamente, in mancanza di piani di contrasto incisivi, la ripresa offre loro l’occasione di penetrare sempre più nelle maglie del tessuto economico.
Lo stato di emergenza permette alle mafie di perpetuare la loro “ordinaria operosità silente” in quei settori dove erano già presenti (filiere agroalimentari, pompe funebri, ditte di pulizie e sanificazione e la stessa sanità) e che, proprio a causa della pandemia, hanno visto aumentare il proprio giro d’affari. Non solo, le organizzazioni mafiose riescono velocemente a inserirsi in nuovi business redditizi, quali ad esempio l’approvvigionamento di mascherine. Inoltre, situazioni emergenziali richiedono senz’altro risposte rapide da parte dell’autorità pubblica, per evitare che, specie in alcune aree del Paese, s’instauri un regime di welfare alternativo. Come spiega il Procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, la vocazione mafiosa ad agire come “agenzie di servizi”, con distribuzioni di pacchi alimentari e prestiti in contanti, è volta precisamente ad ottenere consenso in situazioni di acuto disagio sociale e difficoltà economica. Per questa ragione, la Ministra Lamorgese ha raccomandato ai prefetti uno stringente monitoraggio sul territorio dei reati-spia d’infiltrazione criminale, in primis l’usura. Per i piccoli imprenditori il rischio è quello di essere prima strozzati e poi rilevati, particolarmente se operanti in settori (turismo, ristorazione) già “grigi” e duramente colpiti dalle misure di contenimento. Lo snellimento delle procedure è dunque necessario per sostenere tempestivamente salute ed economia, lavando via quelle “incrostazioni burocratiche” di cui la mafia si è servita negli anni. Questo, tuttavia, non può significare abdicare a qualsiasi forma di controllo e trasparenza. Come richiesto da Fondazione openpolis a Arcuri, Borrelli, e Cannarsa, un reale accesso ai dati dovrebbe essere garantito anche nei momenti più critici e concitati. Preoccupa, inoltre, l’assenza di esperti anticorruzione nelle varie task force istituite per fronteggiare l’emergenza.
La fase della ripresa è però sicuramente per le mafie la più proficua occasione per aumentare la loro pervasività nell’economia. Il consenso guadagnato dall’elargizione di forme di sussistenza non si esplica del tutto sottoforma di acclamazione genuina, ma si declina in forme di collusione forzata. A valle del welfare alternativo, si verificherà la totale perdita della libertà di scelta per tutti quelli che non hanno potuto fare a meno di accettare l’aiuto delle mafie e che finiranno per essere complici e manodopera dei loro affari illeciti. Inoltre, saranno tante le imprese che avranno subìto un duro colpo a causa della pausa produttiva e del calo della domanda dei consumatori che, a loro volta, hanno visto ridotti i loro redditi. Tali imprese avranno bisogno di aiuti finanziari immediati e consistenti per poter continuare a stare in piedi; le mafie saranno lì pronte a metter su un sistema bancario alternativo per fornire liquidità immediata per un ammontare notevole. Operativamente, la concessione di liquidità avviene sottoforma di aumento di capitale sociale dell’azienda che, a quel punto, passa nelle mani delle mafie e perde la libertà di decidere delle sue sorti. Questo meccanismo consente il riciclo di denaro e quindi la contaminazione dell’economia pulita con il conseguente generarsi di inefficienze di mercato che non solo danneggiano le imprese virtuose e ne ostacolano l’entrata di nuove, ma danneggiano anche i consumatori che ne risentono tramite prezzi e qualità dei beni a loro disposizione. Infine, non è da escludere la possibilità che le mafie intercettino, con metodi intimidatori e corruttivi, i fondi pubblici che saranno messi a disposizione per sostenere reddito e occupazione, tanto più se le gare di appalto saranno semplificate per renderle più rapide.
È indubbio che le mafie abbiano una grande capacità di adattamento, superiore a quella dello Stato centrale. Ogni mancanza da parte di quest’ultimo sarà colmata dalle prime poiché riescono ad assicurare disponibilità e continuità. La loro carta vincente, insieme alla grande liquidità in loro possesso, è la velocità che deriva soprattutto dall’operare in assenza di regole e che permette di arrivare prima dello Stato e di sostituirsi ad esso. Uno stato di urgenza favorisce le mafie perché sposta il focus di attenzione e genera caos.
L’urgenza può essere dettata da un’emergenza conclamata, come la pandemia, ma può anche essere connessa a un’istanza politica o indotta nell’agenda istituzionale: si pensi all’emergenza migranti o alle provocate crisi di governo e quindi all’instabilità dell’esecutivo. Di rimando, il susseguirsi di urgenze da gestire a livello governativo non permette al Paese di essere amministrato con strategie e politiche coerenti e soprattutto lungimiranti. In questo stato di concentrazione mediatica e politica sull’urgenza di turno, le mafie traggono benefici e non vengono combattute adeguatamente. Sembra sempre che lo Stato arrivi tardi e che sia questo a doversi adeguare, non riuscendo mai a prevedere o prevenire.
Le mafie prosperano laddove le regole economiche e il tessuto sociale lo permettono. A sua volta il tessuto sociale è per gran parte configurato dal livello di ricchezza. Non a caso, infatti, le mafie hanno maggior spazio laddove c’è povertà, cioè dove non c’è alternativa. Per questa ragione è di vitale importanza che arrivino tempestivamente misure di sostegno all’economia perchè se le mafie provassero ad intercettarle e farle proprie, il costo del “non-intervento” sarebbe troppo alto.
La fase di ripresa potrebbe essere l’opportunità di tagliare col passato e di pensare alla crescita nell’ottica di riforme radicali, soprattutto economiche, che potrebbero contrastare davvero le mafie. È questo il momento di pensare a meccanismi che integrino sviluppo ed educazione alla legalità per sottrarre risorse alla criminalità, siano esse denaro o capitale umano. Ogni strumento utilizzato in questa direzione, con riferimento particolare alla politica economica, sarà efficace a contenere il crimine organizzato, avrà un costo minore rispetto ai meccanismi repressivi e non potrà che dare benefici all’intero Paese.