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Integrare per migliorare

Dedicarsi alla scuola significa parlare di futuro. I prossimi passi del sistema scolastico possono imprimere un segno di svolta nel percorso di formazione degli studenti di oggi. Se riconoscere i punti di forza della formazione scolastica secondo la concezione odierna è necessario, cercare di rispondere alle criticità esistenti è imperativo.

Per questo, il nostro lavoro è partito dall’urgenza di pensare fuori dagli schemi per ipotizzare scelte possibili vincolate ad un obiettivo: rafforzare gli strumenti didattici attraverso le nuove tecnologie. Una strada percorribile di capitale importanza.

Siamo partiti dall’assunto che pensare ad una scuola che funziona meglio significa offrire maggiori opportunità agli studenti stessi, cercando di garantire parità di apprendimento e opportunità agli studenti in tutto il territorio.

La pandemia ha messo a dura prova il sistema scolastico nazionale. Più voci hanno ribadito la difficoltà degli studenti ad accedere a connessioni stabili, colpa del digital divide, e a dispositivi portatili, con la naturale conseguenza di lasciare indietro ed emarginare proprio i più vulnerabili. Come è noto, più di un terzo degli studenti con disabilità ha smesso di seguire le lezioni durante la prima ondata della pandemia di Covid-19. Come recita l’art.34 della Costituzione: “La scuola è aperta a tutti. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.”

Alla luce di ciò, non è possibile tollerare questa situazione.

Da qui la nostra proposta. Premere sull’acceleratore della digitalizzazione e ripensare dal principio il processo di apprendimento, ripartendo dalla didattica e dalla formazione dei docenti. Abbiamo sviluppato una serie di considerazioni e proposte che ben si riassumono nell’espressione «integrare per migliorare». Ci siamo concentrati su una ristrutturazione dell’insegnamento, a partire da metodi interattivi e partecipativi, in grado di favorire un processo di co-progettazione e un proficuo scambio di opinioni e riflessioni tra tutte le componenti della comunità scolastica. La nostra proposta si allinea ad una visione della scuola come “palestra di vita”, un luogo di formazione e di crescita, infrastrutturalmente sicuro e stimolante, inclusivo ed accogliente. È per questo motivo che abbiamo deciso di mettere al centro il ruolo della formazione del docente, ribadendo la sua importanza, in tempo di crisi e di pace, e delle strutture scolastiche.

La scuola è un bacino relazionale insostituibile.

La sfida sarà quindi portare all’interno delle scuole italiane queste nuove tecnologie, cercando al contempo di preservare la componente “sociale” dell’esperienza scolastica. La scuola, come luogo dove gli studenti possano formarsi, relazionarsi e contaminarsi! Delle scuole-contenitori così pensate, potrebbero essere un punto di snodo fondamentale non solo per la comunità studentesca, ma per l’intero centro abitato (in particolar modo per i paesi digitalmente più isolati), ad esempio offrendo un servizio di wi-fi pubblico e gratuito. Inoltre, garantire il tempo pieno per gli studenti dovrà essere una priorità sociale ancorché educativa, nonché un’occasione per riqualificare l’immagine dell’istruzione all’interno delle periferie.

Il ricorso al tempo pieno che proponiamo permetterebbe di ridurre il digital divide su scala nazionale e di pianificare una didattica flessibile e centrata sul discente, volta a integrare gli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES), Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e dai background socio-economico e familiare svantaggiosi. Per questo abbiamo pensato ad una offerta didattica innovativa, più ampia, proiettata verso il mondo del lavoro e orientata a competenze oggi sempre più richieste. Proponiamo, inoltre, un piano di formazione docenti volto sia all’alfabetizzazione digitale che all’innovazione della metodologia didattica. Il focus è sulla personalizzazione dei percorsi di studio e sulle potenzialità degli analytics software.

Infine, da una riflessione sul contesto scolastico italiano attuale è nato il progetto dei “Green College”, una proposta finalizzata ad abbattere la dispersione scolastica e la povertà educativa, per abitare una scuola digitale che sia ecologica, accogliente e tecnologica. Ancora una volta ci siamo rivolti al contenuto della nostra Costituzione. In particolare, all’art. 3 “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”  e all’art. 9 “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Ripensare sia la scuola digitale che l’edilizia scolastica è possibile attraverso la costruzione di “Green College” destinati a rimodellare istituti pubblici di Primo e Secondo Grado nelle regioni dove il tasso di dispersione scolastica è più elevato: Sardegna, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. Scuole stile “campus” dotate di ampie zone verdi, servizi mensa, guardia medica annessa, alloggi per programmi di interscambio ICT, educazione esplorativa, Object Oriented Programming e Collaborative Problem Solving. Centri di aggregazione di sapere, cultura e conoscenza digitale.

Su questo terreno le nostre riflessioni si sono dirette a soluzioni innovative per gettare le fondamenta di un futuro possibile di rinascita sia digitale che civica.

“Chi apre la porta di una scuola chiude una prigione”, diceva Victor Hugo e ne siamo tutti, chi più, chi meno, consapevoli.

 

di Amelia Aloisio, Matteo Camerini, Matilde Oliva, Ilaria Orsi, Beatrice Pecchiari, Elvira Pompili, Luigi Santarelli

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