News

Impact Torino 2023: Si inizia!

Di Paola Aurora Barbieri

È cominciata venerdì tre marzo, la nuova edizione del corso Impact Torino della Scuola di Politiche, con una giornata introduttiva che ha trasversalmente esplorato varie tematiche e ha visto una vivace partecipazione di ragazze e ragazzi di ogni background e provenienza. Nella cornice della Fondazione Agnelli, quaranta studenti e studentesse sono stati accolti dai saluti istituzionali di Grazia Iadarola, direttrice della Scuola di Politiche e di Andrea Gavosto, direttore della fondazione Agnelli che ha presentato la nuova edizione del Corso, coordinato insieme ad Anna Caffarena, Stefano Sacchi e Stefania Ravazzi.

Il corso è realizzato grazie alla collaborazione tra la Scuola di Politiche, Fondazione Agnelli, Politecnico di Torino – Centro Theseus su Tecnologia, Società e Umanità, il Dipartimento di Culture Politiche e Società dell’Università di Torino e con il sostegno di Compagnia San Paolo.

Dopo tre anni di lenta ripresa da una pandemia globale e il susseguirsi di crisi climatiche, economiche e sociali, risulta quanto mai fondamentale interrogarsi sulle potenzialità catartiche della crisi e cercare sempre nuove maniere di partecipare e pensare i problemi collettivi della res publica. Proprio da queste mosse è partita la lezione introduttiva della Professoressa Stefania Ravazzi, che ha aperto la giornata con una riflessione sulla definizione e riconoscimento degli interessi collettivi, con un focus sui processi che fanno sì che si dipanino le politiche pubbliche, sugli attori che insistono nella loro realizzazione, sugli orientamenti valoriali, interessi e conflittualità che emergono dal disegno delle stesse. Le politiche, infatti, vengono definite come un insieme di azioni correlate alla soluzione di un problema collettivo, considerato meritevole di interesse pubblico, ossia meritevole di un qualche tipo di intervento risolutivo (Dente, 2011). La politica pubblica, dunque, è intesa non solo come un corpus normativo, ma soprattutto come azioni e interazioni concrete tra i diversi attori e istituzioni.

La giornata è poi proseguita, spostando il focus dalle politiche pubbliche alle “Politiche per l’innovazione”, titolo della seconda lezione della giornata tenuta dal Professor Francesco Ramella. Che cos’è l’innovazione? Questa è stata la domanda che ha aperto le danze e acceso un vivo dibattito in classe, per arrivare a definire questo fenomeno come tentativo di introdurre una novità nel sistema economico e produttivo che soddisfi dei bisogni nuovi o latenti. Attraverso la sintesi dei tre stadi delle politiche dell’innovazione se ne è ripercorsa un po’ la storia, sviluppando la consapevolezza di quanto sia importante fare politiche innovative integrate, imprescindibili per la crescita in questa società in perenne tensione tra globalizzazione e ri-territorializzazione.

È stata poi la volta delle “10 lezioni sulla tecnologia” del professor Juan Carlos De Martin, che ha ricordato come la tecnologia sia politica e come il suo ruolo nelle vicende umane sia determinante, l’uomo è tecnologico. La tecnologia non è altro rispetto all’uomo e ormai l’uomo senza tecnologia non esiste. Infatti, la tecnologia è plasmata dai rapporti di forza vigenti, che hanno la potestà di determinare se, quando, con quale velocità, e in quale forma sviluppare una determinata tecnologia contribuendo ad alimentare il sistema capitalista nel quale viviamo, in quanto la modernità tecnologica può essere intesa come libertà estrema di introduzione di nuove tecnologie da parte di chi può permettersi di farlo.

A chiudere la giornata, il professor Stefano Sacchi ha aperto una riflessione su quali impatti socioeconomici può generare il cambiamento tecnologico, con particolare riferimento all’impatto di questo su impiego e salari, organizzazione del lavoro e del welfare state. Il futuro del lavoro e del welfare sono due prospettive legate a doppio filo al progresso tecnologico e che assumono centralità a fronte dell’espansione dei processi di automazione dell’organizzazione del lavoro.

Proprio per questo diventano fondamentali le soft skills, il pensiero critico, la capacità di adattamento e di problem solving, ovvero tutte quelle capacità trasversali che un’esperienza come Impact può offrire!

 

Menu