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Secondo giorno | Summer School 2018

Oggi a Cesenatico si è svolta la seconda giornata di incontri, lezioni ed eventi della Summer School della Scuola di Politiche: “Il moto irresistibile della Storia”.

Tra gli incontri di oggi, insieme ai gruppi di lavoro, il dialogo tra Giovanni Floris e gli studenti di SdP, dal titolo: “Ripartire dalla Scuola”.

“Bisogna recuperare un rapporto con la realtà. Affidarci a una classe che è quella dei docenti perché è una rete che copre tutto il Paese, ha il possesso degli strumenti intellettuali e culturali per scegliere la classe dirigente del Paese”. Ha detto Floris ai ragazzi. “Dobbiamo ridare forza alla struttura della scuola: elementari, medie, istituti superiori e licei, perché oggi c’è un’assoluta sottostima dell’importanza del lavoro intellettuale per comprendere la realtà. Noi non risolviamo i problemi perché non riusciamo più a leggerli, questo ci porta a scegliere la classe politica non più sulla base delle nostre necessità. Non scegliamo più chi risolve i nostri problemi”.

La giornata è proseguita con un incontro con Enrico Letta e Marc Lazar: Popolocrazia. La metamorfosi delle nostre democrazie”.

“I populisti sia al potere hanno vinto culturalmente, stanno per trasformare le nostre democrazie. Questo è il fulcro di tutto. Nella democrazia ovviamente c’è il popolo ma anche il sistema di poteri e contropoteri; diverse strutture che limitano il potere del popolo. Il popolo sceglie ma dopo c’è lo Stato di diritto. La popolocrazia invece presuppone che il popolo sovrano non abbia limiti e in questa prospettiva cambia tutto”. Ha sottolineato Lazar, avvertendo che esistono due grandi sfide per il futuro delle democrazie.

Abbiamo anche populismi di sinistra a cui non diamo abbastanza importanza – la France Insoumise di Melanchon, Podemos in Spagna. E ogni populismo di destra e di sinistra utilizza una sua accezione di popolo. Per alcuni si parla di gente comune – in questo senso il popolo ha sempre ragione – per altri, il popolo è inteso come cittadino attivo, sempre in politica. Melanchon utilizza entrambe le versioni del popolo – il cittadino deve essere attivo, ma al contempo, parla al popolo come gente comune.

“Le sfide che si proporranno in futuro sono due. La prima: chi è per l’Europa e chi è contro e, se prevarrà questa ultima opzione, ovviamente i confini tra i partiti cambieranno. Sarà un anno cruciale quello delle elezioni europee. La seconda: che tipo di democrazia vogliono gli italiani? Il rischio è che la popolocrazia possa trasformarsi in un altro tipo di democrazia: quella illiberale. Da una parte ci saranno i liberali non più democratici, che non prendono più in considerazione il popolo, dall’altra, invece i populisti che si dicono democratici e non sono liberali. Questo è quello che accade ora in Ungheria”.

La giornata si è conclusa con l’incontro con Paolo Rumiz, dal titolo: “Come narrare la guerra”

“La memoria è una delle condizioni di sopravvivenza dell’Europa. Ricordare la guerra è fondamentale. Il tema di fondo che mi mobilita come cittadino, elettore e nonno, è come rilanciare questa memoria stanca, la memoria europea. Il quotidiano la Repubblica, anni fa, mi chiese di viaggiare su tutti i fronti della grande guerra, così ho visitato dal fronte occidentale a quello balcanico, a quello turco e, ovviamente, a quello italiano, portandomi dietro una serie di convinzioni: questa memoria per vivere nelle generazioni va rifondata. La voglia di Europa è nata a causa della guerra”.

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